La Cecìna, ovvero “l’oro di Pisa”

Conosciuta anche con fainà, fainè e cecìna, la farinata di ceci è una torta salata di conformazione molto bassa, preparata con ceci, sale, acqua, farina e una nota di olio extra vergine di oliva. 

Come nel caso della trippa, la scoperta delle origini di questo tipico piatto da street food ci riporta indietro nel tempo fino al tempo dei greci e dei romani.

Dalla Grecia a Roma, da Pisa a Genova: com’è nata la Cecìna?

Alcune ricette latine e greche già riportavano, a suo tempo, sformati di purea di legumi cotti in forno. Sappiamo molto bene quanto i ceci fossero già diffusi nel mondo arabo. Sarebbero stati infatti gli intensi scambi commerciali della Repubblica Marinara di Genova a importare nella nostra Penisola, in epoca Medievale, l’abitudine di utilizzare questo legume all’interno della dieta mediterranea, tramutandolo poi, nel corso del tempo, nella farinata.

Più nello specifico, per capire quando, come e perché questo piatto sia entrato di diritto nel vocabolario alimentare di allora dobbiamo tornare al 1284. Lo scenario è quello della battaglia della Meloria. La storia ci ha consegnato un vincitore e uno sconfitto: a trionfare, a discapito di Pisa, fu Genova.

Le galee genovesi si trovarono coinvolte in una violenta tempesta, mentre navigavano in mare aperto di ritorno dalla battaglia combattuta a largo di Livorno. A causa del maltempo, alcuni barili carichi di ceci si scontrarono contro gli interni della nave, rompendosi e inzuppando tutti i ceci in acqua salata. Dal momento che le provviste scarseggiavano, ai marinai venne offerto di mangiarli conditi con un filo d’olio. 

In molti rifiutarono di mangiare il piatto, lasciando la scodella sotto il sole tornato a splendere nel cielo terminata la tempesta. Il giorno dopo, spinti dai morsi della fame, i marinai mangiarono la poltiglia seccata al sole. L’effetto fu sorprendente: non pensavano di trovare nel piatto così tanta prelibatezza.

Sbarcati a terra, i marinai genovesi cominciarono a pensare a come replicare la bontà della ricetta da poco scoperta: decisero quindi di preparare lo stesso piatto cuocendo la purea in un forno. Il risultato piacque così tanto che, per scherno agli sconfitti, venne chiamato “l’oro di Pisa”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram
Email
WhatsApp

Interessati ad un nostro piano?

Ti ricontattiamo noi

Interessati ad un nostro piano?

Ti ricontattiamo noi

Interessati ad un nostro piano?

Ti ricontattiamo noi